Il Piccolo Principe sul grande schermo
Tornata dal cinema, eccomi qui, avvolta nel plaid, a
scrivere questo (spero breve) commento al film tratto dal capolavoro di Antoine
de Saint-Exupery “Il piccolo principe”.
Non lo avete ancora visto? Bene, tanto per cominciare
consiglio di vederlo. Metto qui il link al trailer per farvi un’idea della
trama: https://www.youtube.com/watch?v=WTESeWGjsxM.
Ora, passiamo a questo viaggio sull’asteroide B612.
La storia rimane molto fedele ai contenuti e ai messaggi del
libro, soprattutto cerca di spiegare quella delicatezza poetica di riflessioni
e intuizioni che “Il Piccolo Principe” ispira durante la lettura. Un compito
niente affatto semplice, se non si vuole cadere nella banalità, che qui invece
non contamina per nulla la bellezza dell’opera originale.
La protagonista bambina sta già perdendo il contatto con
l’infanzia, ma sarà proprio l’incontro con l’Aviatore (che rimane per tutto il
tempo solo “l’Aviatore”, come “l’Uomo d’affari”, “il Vanitoso”, facendo
coincidere l’identità con ciò che si è nel mondo, aspetto che ho apprezzato
moltissimo), l’anziano vicino che ha conosciuto nel deserto il Piccolo
Principe, a permetterle di scoprire quanto sia importante vedere con il cuore
e, una volta adulti, non dimenticare.
Fin qui, tutto fantastico (volpina peluche inclusa: è adorabile!), e vi garantisco ancora una volta
che vale la pena vederlo, ma ho un animo critico, non posso negarlo, quindi
passiamo a cosa non mi ha soddisfatto.
Avete presente una delle frasi più famose del libro: “Si
vede solo con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”? Bene, io anche.
E porca paletta hanno trovato mille modi alternativi di dirlo (è importante ciò
che è essenziale, dobbiamo guardare con il cuore, e quant’altro), ma mai che
una volta, almeno una, per amor del cielo (e dei lettori che ad essere sinceri
se l’aspettavano proprio così come la conoscono), si siano degnati di
inserirla!
E continuando sul filone delle citazioni, c’è un passaggio
che io personalmente adoro, uno dei momenti più belli di tutto il libro che
invece nel film è stato sintetizzato, recitando (con un certa meticolosità
anche) molte delle frasi dell’incontro tra il Piccolo Principe e la Volpe, ma
omettendo la mia citazione preferita, che così, tanto per fare dispetto a chi
ha deciso di tagliarla, e sperando di far piacere a voi, ve la propongo qui:
“Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come inondata di luce. Conoscerò un rumore di passi diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno fuggire sotto terra. Il tuo mi chiamerà fuori dalla tana, come una musica. E poi guarda! Li vedi laggiù, i campi di grano? Io non mangio pane. Quindi per me il grano è inutile. I campi di grano non mi dicono niente. E questo è molto triste! Ma tu hai capelli color dell'oro. E allora sarà bellissimo quando mi avrai addomesticato! Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E mi piacerà il rumore del vento nel grano...”
(e di conseguenza dopo, al momento dell’addio…)
«Allora non ci guadagni niente!» «Ci guadagno», disse la volpe, «a causa del colore del grano»
(tra l’altro la voce della Volpe è di Stefano Accorsi e,
senza nulla togliere all’attore, non mi è parsa particolarmente indicata, nel
senso che non l’ho sentita realmente proveniente dalla volpe stessa).
Infine giunge la vera critica.
Per quanto ritenga fondamentale far comprendere ai bambini
la necessità di non dimenticare il loro mondo di bambini, la voglia di giocare,
la dolcezza e l’importanza del prendersi cura di chi si ama, credo che in un
passaggio del film sia stato enfatizzato troppo l’aspetto
dell’istituzionalizzazione scolastica come causa stessa del dimenticarsi di
essere stati bambini.
Mi spiego, muovendomi con cautela per non spoilerare nulla:
la protagonista (come si vede nel trailer) è assorta dai suoi mille impegni
scanditi in modo meticolosamente folle per prepararsi all’inizio della nuova
scuola. Fuggendo da questa oppressione scopre il mondo del Piccolo principe, la
meraviglia e l’incanto dell’essere bambini. Stupendo. Ma ecco il patatrack (per
me almeno): più avanti, nel momento in cui sarà la bambina stessa a dover
aiutare il Piccolo Principe, la difficoltà maggiore sarà lo scontro con il
nemico, incarnato dall’Uomo d’Affari, che costringe i bambini a crescere e a
quindi a dimenticare. E il simbolo della macchina infernale che forza la
crescita cos’è se non un banco di scuola a cui si viene ammanettati?
Ecco… a mio parere è un’immagine terribile da trasmettere,
soprattutto in questa società in cui lo studio viene spesso visto come un
dovere da cui fuggire e non come un’opportunità da coltivare. Non credo sia
colpa della scuola o dello studio la perdita d’innocenza e di magia nei nostri
occhi, ma al contrario, credo che la lettura e l’apprendimento possano aiutarci
a viaggiare anche in mondi che altrimenti resterebbero inesplorati. Il vero
nemico è la routine metodica e meccanica (e la frustrazione che ne deriva) e mi
chiedo perché non abbiano optato piuttosto per una versione del “piano di vita”
elaborato dalla madre della protagonista in modalità
“macchina-trasforma-bambini-in-adulti”. Temo che invece così il messaggio possa
essere facilmente frainteso.
A parte questo neo che mi ha creato non pochi disagi, la
storia è molto toccante, le musiche sono incantevoli e il Piccolo Principe
viene rispettato fedelmente, seppur inserito in un contesto che ne spieghi la
necessità di essere portato alla luce. Un’amicizia improbabile che ha solo da
insegnare a tutti.
P.S. I disegni dell’autore sono animati per tutto il corso
del film, dando modo a chi come me voleva immergersi nel libro, di sentirsi
parte del racconto dell’Aviatore, proprio come se fosse tra le pagine della sua
storia. Veramente una bella scelta!
P.P.S. Il commento non è stato breve come speravo, ma mi auguro possiate apprezzare ugualmente!
Sei andata a vederlo?! ^^ Vorrei andarci pure io...spero di averne il tempo!
RispondiEliminaSisi! Ieri sera finalmente ce l'ho fatta, dopo alcuni giorni in cui per un motivo o per l'altro ho dovuto rimandare. Bello!^^
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