TITOLO: L’allenatore
AUTORE: John Grisham
TRAMA
Dopo quindici anni di assenza Neely Crenshaw torna nella sua
cittadina natale, richiamato dalla notizia che Eddie Rake, il mitico allenatore
della squadra di football in cui giocava ai tempi del liceo, sta per morire.
Per decenni quell’uomo, noto per i duri allenamenti, degni del più feroce
sergente dei marines, aveva guidato la squadra degli Spartans attraverso una
serie di trionfi, conquistati al prezzo di insulti, litigi e minacce. È soltanto
al funerale che Neely Creenshaw, campione mancato e uomo amareggiato, scoprirà
l’autentica natura di Eddie Rake e la verità che prima non aveva saputo vedere-
Con l’Allenatore John Grisham ci porta nel cuore dell’America dai valori
semplici ed eterni: l’amicizia, l’amore, il perdono.
UNA VEGLIA DI RICORDI
Capita, più spesso di quanto non si creda, almeno per me,
che sia un libro a cercare il lettore, piuttosto che viceversa, e questo è uno
di quei casi. Dopo aver letto “On writing” di Stephen King e accettato il suo
suggerimento di leggere Grisham quantomeno per lo stile se non per le trame
(thriller legali per lo più, che non annovero tra i primi da leggere nella vita), inizio un’altra lettura, per poi scoprire che un amico è
appassionato di Grisham, mi consiglia qualche libro e un paio di giorni dopo mi
ritrovo con un libro in prestito, una lettura inaspettata, che con molta
probabilità non avrei mai iniziato se non mi fossi trovata il volume nella
borsa prima ancora di poterci pensare.
Grisham ha uno stile schietto, senza fronzoli, racconta ciò
che accade per quello che è: la realtà, e tanto basta. Sospettavo ne sarei
stata colpita o che, quantomeno, avrei apprezzato la scrittura da un punto di
vista formale. Ma la trama? Iniziato a leggere ero scettica: giocatori di
football, partite di football, racconti di allenamenti e punteggi, cose di cui
non capisco un tubo nemmeno ad impegnarmici, perché non ho la più pallida idea
di come si assegnino i punteggi e le yard (motivo per cui ho trovato anche poco
piacevoli “La bambina che amava Tom Gordon” di Stephen King e un suo racconto
inserito in “Incubi e deliri”).
Per quanto ci fossero momenti in cui avrei voluto saltare a
piè pari la radiocronaca di partite incomprensibili, mi rendevo conto che c’era
qualcosa che mi spingeva a continuare.
Non era solo la curiosità del lettore, quella c’è sempre, ma la necessità era
dovuta alla delicatezza con cui Grisham mette a nudo i personaggi.
A diciassette anni, sei un giocatore titolare di una squadra di
football che continua a vincere una partita dopo l’altra, in una cittadina dove
ogni cosa è a tua disposizione, in un mondo, come quello della scuola, dove ti
senti il padrone, non puoi fare a meno di progettare un futuro di successo: una
borsa di studio per un ottimo college, partite di football, ancora vittorie, ancora
il mondo ai tuoi piedi. Ci si sente indomiti, ci si sente eroi, soprattutto
quando il nome stampato sulla maglia verde che indossi quando entri in campo è “Spartans”.
Come valorosi spartani, questi giocatori, affrontano ondate di nemici e una
dopo l’altra cadono sotto la volontà indomita di un pugno di ragazzi che non
sanno cosa voglia dire perdere.
Sono sottoposti ad allenamenti massacranti, vivono per il
football, ricevono più rimproveri e strigliate che complimenti anche dopo ogni
vittoria, ma è grazie a questa ricerca di perfezione, in un’ottica che non
ammette la sconfitta, che riescono, che vincono. Questa è la mentalità del loro
Coach, Eddie Rake, l’allenatore. Un uomo che lascia un segno indelebile in ogni
giocatore che allena nei suoi 34 anni di carriera.
Ora però, il Coach sta morendo e gli Spartans di tutte le
Stagioni ritornano a casa, richiamati dalla necessità di dare un ultimo saluto
all’uomo che ha segnato la loro personalità e la loro storia, dando a ciascuno
l’opportunità di conoscere la gloria, di assaggiare il sapore della grandezza.
Ricordi, rimpianti, segreti, vengono alla luce in carrellate
di racconti di un manipolo di ex giocatori che non vivono più per il football,
ma che portano con sé una traccia profonda di quegli anni. Per ogni successo,
per ogni fallimento il pensiero è: “E se Rake fosse qui a vedermi, cosa
direbbe?”.
Ci sono persone che ci segnano più di quanto vorremmo
ammettere, ci sono figure che passano nella nostra vita o che in essa restano,
che scavano solchi, che dettano una nuova impronta, di cui noi saremo per
sempre portatori. È quello che succede quando qualcuno riesce a varcare la
soglia della gabbia, riesce ad andare oltre e a smuovere emozioni e volontà che
non sapevi neppure di avere. Solo dopo aver chiuso l’ultima pagina ho capito
che se c’era qualcosa che mi ha spinto a procedere, era questo. E la
possibilità di riflettere sulle dinamiche della nostra esistenza è uno dei
motivi più validi che conosco per proseguire la lettura.
“Se dovesse camminare in una valle oscura non temerai alcun male.” […] Eddie Rake ha vissuto la sua vita senza paura. Ai suoi giocatori ha insegnato che i timidi e i pavidi non hanno posto tra i vincitori. Coloro che non corrono rischi non ricevono ricompensa. Qualche mese fa Rake accettò il fatto che la morte è inevitabile. Non ebbe timore del suo male e delle sofferenze che gli avrebbe arrecato. Non ebbe timore di dire addio a coloro che amava. Non ebbe timore di morire. La sua fede in Dio era forte e incrollabile. “La morte è solo l’inizio” gli piaceva dire.
Grisham, come già ti ho detto, mi piace.
RispondiEliminaQuesto non l'ho letto, ma la tua recensione non ha cambiato quello che penso su questo autore...
Ha veramente un bello stile! Sono felice di aver avuto modo di leggerlo. Nonostante non sia il mio genere, è riuscito a farmi immergere nell'atmosfera, come se stessi vivendo sulla mia pelle i ricordi dei protagonisti. :)
Elimina