Ehi tu! Sì dico a te. Qui si spacciano libri, mica robaccia. Pagamento? Baratto: consigli per altri consigli, idee per idee. E alla fine, nessuno sarà lo stesso di quando è arrivato.

domenica 13 marzo 2016

Mucchio d'ossa - Stephen King

Titolo: Mucchio d'ossa
Autore: Stephen King


TRAMA
Mike Noonan, prolifico autore di best-seller, non si è mai ripreso dalla morte improvvisa della moglie avvenuta quattro anni prima e da allora anche lo scrivere gli riesce impossibile. nella speranza di dare una svolta alla sua esistenza si reca nella casa di vacanze sul lago dov'era solito andare con la moglie. nel frattempo la ridente cittadina si è però trasformata in un'inquietante località dove si verificano strani fenomeni. come se non bastasse, c'è anche un miliardario, vecchio e paralitico, che fa del suo meglio per rendersi odioso. L'unica nota positiva nella vita di Mike è l'incontro con Mattie e con la piccola Kyra, la figlia di tre anni. Mentre Mike si accorge con sorpresa di essere ancora capace di innamorarsi, viene suo malgrado trascinato in una dimensione ultraterrena, dove in un crescendo di orrore e violenza scopre un tremendo segreto che ha a che fare con una sete di vendetta mai spenta.

VISITANDO SARA LAUGH
Uno scrittore è un uomo che ha insegnato alla sua mente a comportarsi male.
Sì, ho un debole per King. Ma nonostante mi lasci rapire da questo autore dalla penna fredda e raggelante, mi ritrovo spesso a chiudere il libro con un certo senso di insoddisfazione. C’è qualcosa spesso sul finire dei libri di King che mi lascia perplessa, sensazione dovuta perlopiù al fatto che cerchi costantemente di spiegare il paranormale e l’occulto con raziocinanti discorsi iperlogici. Ma anche no…
Eppure qui non lo ha fatto! Per nulla! Ha accettato ciò che di esoterico ha creato e ha lasciato al lettore la libertà di spiegare, se lo desidera, i fenomeni.
Mike ha appena perso sua moglie, scoprendo allo stesso tempo di aver perso con lei la bambina che Jo portava in grembo. Eppure non sono le sole due perdite che si troverà ad affrontare. Con Jo va via anche la sua vena creativa, la sua capacità di scrivere i romanzi che anno dopo anno consegna ai suoi editori.
È così che andiamo avanti, un giorno alla volta, un pasto alla volta, un dolore alla volta, un respiro alla volta. (...) Se scrivi libri lavori una pagina alla volta. Ci distacchiamo da tutto ciò che sappiamo e tutto ciò che temiamo. Studiamo cataloghi, seguiamo partite si football, scegliamo tra Sprint e ATET. Contiamo gli uccelli in cielo e non stacchiamo gli occhi dalla finestra quando sentiamo i passi di qualcuno che si avvicina da dietro; diciamo di sì, conveniamo che spesso le nuvole assumono forme di altre cose, pesci e unicorni e cavalieri, ma alla fine sono solo nuvole e noi riportiamo l'attenzione al prossimo pasto, il prossimo dolore, il prossimo respiro, la prossima pagina. È così che andiamo avanti.
Sopraffatto dalla nostalgia per la moglie scomparsa, incapace di dedicarsi all’unica cosa che da sempre gli permetteva di allontanarsi dal resto del mondo, decide di fare una pausa e recarsi nella casa al lago dove era solito trascorrere le vacanze. Sara Laugh però diventa un rifugio da brividi, da cui non riesce a staccarsi. C’è qualcuno che fa compagnia a Mike in quelle stanze, qualcuno che non è possibile vedere ma che fa risuonare la campanella della testa d’alce appesa nel salotto. “Sono qui, Mike, ciao”, sembra dire. E nel frattempo l’incontro fortuito con Kyra, una dolcissima bambina di due anni, e la sua giovanissima mamma Mattie, spinge Mike sempre più a fondo nell’intrico di vicende che legano gli abitanti della cittadina balneare. 
Il nonno di Kyra la vuole a tutti i costi, intraprendendo contro Mattie una causa legale spietata. Mattie non arretra di un passo. Mike tenta con ogni mezzo di aiutarla.
Tra tentati omicidi, serpentine di misteri che scorrono sotto la città, tuffi nel passato con bambini annegati e spettri che invitano a danzare, Sara Laugh si popola di presenze. Alcune venute ad aiutare e a indicare il cammino, altre a portare a termine una vendetta che dura da generazioni e sta per giungere al termine.
E la convinzione ha un grande valore. Eccessivo, forse, specialmente se si è dotati di immaginazione. Quando una persona fantasiosa finisce in un guaio mentale, la linea di demarcazione tra sembrare ed essere ha la peculiare tendenza a scomparire.
Uno dei più bei romanzi di King, uno in cui c’è la delicatezza di un amore perso e di un affetto ritrovato, in cui la passione per la scrittura si accompagna al terrore della perdita, una storia di fantasmi e vicende di una piccola città. Non posso fare a meno di consigliare “Mucchio d’ossa” agli appassionati di King, o a quelli che ancora non lo conoscono e non sono in cerca di brividi troppo forti.
P.S. Il fatto che io mi emozioni molto di più quando Jo e Mike si scambino battute nel rituale di conclusione di un libro piuttosto che nelle scene di morte o perdita, la dice lunga sulla mia percezione dell’amore. Ma forse dice molto di più sul mio modo di vivere la scrittura. Sono certa che l’avere per protagonista uno scrittore ha giocato in favore del libro fin dalla prima pagina.
 I lettori sono dotati di una fedeltà che non ha confronti in nessun'altra arte creativa.

martedì 8 marzo 2016

Il sapore dei libri #1- Bukowski

Bukowski e il panino 

Ci siamo: il progetto prende forma… e sapore.
La rubrica nasce assieme al blog “Ciliegine rosse e polpette piccanti” con l’intento di unire la passione per la lettura allo squisito piacere del cibo, attraverso consigli mensili: un autore, un libro e attraverso le caratteristiche del suo stile, un piatto da accompagnare alla lettura delle sue opere.
Dal connubio tra letteratura e cucina, vorremmo creare un modo per gustare lo stile degli autori dentro e fuori la pagina.

Questo primo appuntamento avrà il sapore amaro e deciso dello stile di Charles Bukowski.
Heinrich Karl Bukowski (Andernach16 agosto 1920 – San Pedro9 marzo 1994) si è da sempre distinto per il suo linguaggio schietto, spesso scurrile, nudo e crudo. Punta alla verità, brutale e spesso squallida. Attraverso i suoi racconti e poesia dipinge un mondo di degrado, tra acool, droga, sesso e prostituzione, una realtà in cui Bukowski si è tuffato a capofitto e di cui ha narrato il perverso fascino. Questo “realismo sporco” (corrente letteraria in cui senza dubbio rientra questo autore) può non piacere a molti, come spesso non piacciono i sapori troppo forti, quelli un po’ unti, da strada, magari innaffiati da litri di birra e consumati all’ombra di un portone, seduti su un marciapiede o i gradini di qualche vecchio palazzo, ma è senza dubbio un modo di narrare che lascia il segno. Tra una sigaretta e un altro sorso, trova posto un piatto che ha il gusto dello stile di Charles.

La ricetta
Ho conosciuto Chiara durante la Triennale in Psicologia e fin da quando ha aperto il blog con un'altra nostra amica ho seguito le sue carrellate di ricette sempre originali e assolutamente deliziose. L'idea di creare questa rubrica mi frullava in testa perfino prima della nascita della Spaccialibri, ma ora, grazie a Chiara, è diventata una realtà. La sua prima ricetta dedicata a "Il sapore dei libri" è un piatto semplice, sfizioso, grondante salse e naturalmente perfetto in compagnia di una buona birra ghiacciata. Ecco a voi il Cheeseburger con Bacon e patate dolci fritte
(Tra l'altro uno dei suoi romanzi si intitola "Panino al prosciutto").

Consigli di lettura:
1. E così vorresti fare lo scrittore? (raccolta di poesie)
2. Pulp (romanzo) Nick Belane è un investigatore privato che porta piuttosto male i suoi 55 anni: non c'è da stupirsi considerando il tipo di vita che conduce: giocatore sfortunato, perennemente al verde, quasi alcolista, in sovrappeso e coinvolto suo malgrado in casi assurdi. Il breve romanzo si svolge a Los Angeles e propone un intreccio di indagini, affidate a Nick Belane, e allucinanti personaggi come la Signora Morte o l'aliena Jeannie; filo conduttore sembra essere Barton, personaggio che raccomanda Nick facendogli arrivare diversi clienti e gli commissiona la ricerca di un misterioso "Passero Rosso". Le indagini si snodano tra bar, locali, motel: soste obbligate per Belane che rimanda così quanto più possibile gli impegni per sprofondare in una falsa autocommiserazione; nonostante questo o forse proprio per questo Nick rimane il "detective più dritto di Los Angeles".

La citazione
Vi lascio con una citazione tratta da “E così vorresti fare lo scrittore?”, un brano di cui mi sono subito innamorata. Un piccolo promemoria per chi ama scrivere.

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
A meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
Se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla 
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
Se lo fai per soldi o per
fama,
non farlo.
Se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a 
scrivere e riscrivere,
non farlo.
Se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
Se sta cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
Se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
Se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro.
Se prima devi leggerlo a tua moglie 
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno
non sei pronto.
Non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono e noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'auto-
compiacimento.
Le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
Non aggiungerti a loro.
Non farlo.
A meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo.
A meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
Quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sé
e continuerà
finché tu morirai o morirà in te.
Non c'è altro modo.
e non c'è mai stato.

sabato 5 marzo 2016

Le notti bianche - Fedor Dostoevskij

TITOLO: Le notti bianche
AUTORE: Fedor Dostoevskij

TRAMA
Quattro notti e un mattino per raccontare una storia che si muove al buio e nella penombra della coscienza. Un giovane sognatore, abituato a nutrirsi di sentimenti e impressioni, incontra nella notte una ragazza piangente e sola che sarà per lui l'appiglio verso il concreto mondo diurno. La città di San Pietroburgo saprà cullare nel suo bianco silenzio questa storia a due voci, fatta di confidenze notturne, attese e speranze e il mattino, al risveglio, rimarrà quello strano sapore in bocca, quella domanda di realtà inevasa: nelle notti bianche, negli improbabili intrecci e nei sussurri furtivi di due ipotetici amanti, qual è il vero confine del sogno?

A SPASSO NELLE NOTTI
Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.
Avevo voglia di leggere “Le notti bianche” da molto tempo, ma l’occasione propizia si è presentata quando il blog di If you have a gardenand a library, you have everything you need (che vi consiglio di visitare e seguire!) ha organizzato un Gruppo di Lettura a tema russo (#GdLclassicirussi).
Il primo libro selezionato è stato appunto “Le notti bianche” e inizio subito con il dirvi che sono più che felice di aver iniziato questo progetto di avvicinamento alla letteratura russa!
"E vi fa pena che quella bellezza apparsa per un attimo sia svanita così in fretta e così irrevocabilmente e che, ingannevole e vana, abbia brillato davanti ai vostri occhi lasciandovi il rammarico di non aver fatto in tempo ad innamorarvi di lei..."
“Notti bianche” si è rivelato un romanzo scorrevole, avvolgente, delicato. Lo si legge in un paio di giorni, anzi, lo si divora, perché il ritmo incalzante non ti permette di allontanarti dalla pagina.
La narrazione segue lo scorrere delle quattro notti in cui il protagonista incontra, conosce e poi frequenta una giovane donna, Nasten' ka (diciassettenne, ma si sa, la soglia tra ragazza e donna è stata posposta negli anni).
Piange, la prima notte in cui si incontrano, sul fiume, in silenzio, con il cuore affranto a causa dell’amante scomparso. Nasten' ka è in attesa che l’uomo che ama torni da lei, che mantenga la promessa che li lega, ma nel frattempo la sua conoscenza con il nostro protagonista diventa più di un’amicizia indissolubile, diventa amore, un amore puro, di comprensione, di affinità e aiuto reciproco.
In attesa del ritorno dell’amato, cosa accadrà?
Nella stanza si è fatto buio; nella sua anima c'è un senso di vuoto e di tristezza; un intero reame di sogni è crollato attorno a lui senza lasciar traccia, senza rumore e fragore, è balenato come una visione notturna e nemmeno lui ricorda che cosa abbia sognato. Ma un'oscura sensazione che gli fa leggermente dolere e palpitare il petto, un nuovo desiderio stuzzica ed eccita seducentemente la sua fantasia evocando inavvertitamente un intero sciame di fantasmi.
Il protagonista è un sognatore che non riesce a vivere tra la gente, che preferisce rifugiarsi nella propria fantasia, ma si domanda, consapevole dei rischi, che senso abbia poi la vita se vissuta solo nel proprio immaginario. Ma è solo conoscendo Nasten' ka che riesce ad aprirsi ad un altro essere umano, a vivere un’esperienza di relazione con l’altro, nel mondo vero, sotto la luce dei lampioni delle notti di Pietroburgo.
Ed è solo vivendo così, realmente, immersi nel mondo, nella vita, nell’altro, portando con sé i propri sogni, ma lasciando che qualcuno possa condividerli con noi, che si può raggiungere anche solo un puro attimo di felicità, quell’attimo per cui valga la pena vivere.
Avrei una disperata voglia di raccontarvi il finale, ma mi astengo dal farlo, vi consiglio di leggerlo però e di lasciarvi trasportare in questa realtà onirica e profonda che Dostoevskij ha ricreato su carta.
Quindi ringrazio Antonella, la blogger del blog di cui sopra per avermi dato l’opportunità di scoprire questo squarcio di bellezza in un’opera che aspettavo di leggere.
Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Hai vissuto, oppure no? Guarda, ti dici, guarda che freddo fa nel mondo. Passeranno ancora gli anni e al loro seguito giungerà la tetra solitudine, giungerà la tremolante vecchiaia col bastone, e dietro a esse l'angoscia e lo sconforto. Impallidirà il tuo mondo fantastico, morranno, appassiranno i tuoi sogni e cadranno a terra come le foglie ingiallite cadono dagli alberi...

P.F. (che sta per POSTILLA FINALE, dato che ormai ci sono quasi sempre nelle “recensioni” che scrivo) Ho notato una valanga di avverbi in –mente disseminati ovunque, ma davvero tanti, incredibilmente, sorprendentemente, assurdamente tanti! Non li amo, e credo che andrebbero evitati, se non strettaMENTE necessari. Ma a quanto pare a Dostoevskij piacevano un bel po’, quindi li accettiamo così come vengono! (Anche se avevo voglia di depennarli uno ad uno, peccato leggessi sul Kindle!)

P.F.2 Il romanzo prende il nome dal periodo dell'anno noto appunto come “Notti bianche”, durante il quale, nella Russia del nord, inclusa la zona di San Pietroburgo luogo di ambientazione della vicenda, il sole tramonta dopo le 22.


lunedì 29 febbraio 2016

Febbraio #2

Pirandello regala un ventaglio di personaggi e di scenari, spingendo il lettore al confronto con la vita vera, quella che si cela dietro la faccia-facciata che ciascuno di noi porta sul volto ogni giorno. Quali pensieri si nascondono dietro un sorriso? Quali paure albergano nel cuore di uomo o di una giovane fanciulla? Quali follie è spinto a commettere chi non vede altra salvezza?
  1. Il marito di mia moglie
  2. Un invito a tavola
  3. Un’altra allodola
  4. La paura
  5. “Vexilla regis…”
  6. Il giardinetto lassù
  7. Pallottoline!
  8. Disdetta
  9. La scelta
  10. Padron Dio
  11. Dono della Vergine Maria
  12. Salvazione
  13. Alberi cittadini
  14. Lumìe di Sicilia
  15. Prima notte
  16. La levata del sole
  17. Nenia
  18. Il vitalizio
  19. Prudenza
  20. Notizie del mondo

Questo mese per me è stato segnato dal lutto, dalla perdita di un pilastro che ha lasciato un calco nella mia vita, e credo sia inevitabile che quando si verificano eventi del genere ciascuno di noi sia portato a riviverli e rileggerli in ogni aspetto della propria quotidianità. Ho rivisto l’ultimo saluto, l’abbandono, la fine di una vita, anche in queste pagine pirandelliane, che soprattutto in alcuni momenti, mi sono parse forse perfino più malinconiche di quanto avesse avuto intenzione l'autore. Ma si sa, ciascuno legge il mondo esterno con il potente filtro del proprio mondo interiore.
Ecco spiegato allora perché quelle di questo mese saranno più che altro riflessioni sulla perdita e sul vivere fino all’ultimo istante gli affetti che ci circondano.

LE PREFERITE DEL MESE
Ottenute l'elemosina in natura, si allontanava; e, andando, riconosceva qua e là per la campagna gli alberi che avrebbero dovuto esser suoi: suoi, perché quell'ulivo, quel ciliegio, quel nespolo, quel melograno erano nati per lui che tant'anni addietro, passando, aveva scavato e buttato il seme alla terra; e la terra, ecco, gli aveva dato l'albero; lo aveva dato a lui... Perché la terra sa forse a chi appartenga?
Mi sono innamorata di questa citazione, soprattutto della sua conclusione, tratta da Padron Dio. Avete mai provato a piantare un albero, ad attendere che cresca? In questa novella si sente tutta la meravigliosa magia della rinascita, della capacità di donare vita che possiede la terra, ignara del suo padrone, che risponde solo alla vita con altra vita. 
Quelle di questo mese sono storie che riguardano la vita nei campi, il lavoro della terra, il desiderio di morte e di abbandono che si trasformano in occasioni di riscoperta, anche solo per veder sorgere la propria prima alba.
Un'altra novella che vi consiglio di leggere è Il giardinetto lassù – un anziano signore non riesce più ad uscire di casa, vive seduto sulla sua poltrona, incapace ormai di reggersi sulle proprie gambe e piegare il corpo nella rincorsa necessaria per scavare e lavorare la terra. La sua gioia si condensa in un unico spiraglio di aria aperta, di vita dei campi, che riesce a scorgere guardando dalla sua finestra: ecco infatti che su un terrazzo vicino si eleva un bellissimo albero, forte, alto, robusto, fiorito. Un albero in cui si concentrano le speranze di una vita, attraverso cui è possibile rievocare memorie di un sé più robusto e vitale, un sé in grado di affrontare le perturbazioni dell’ambiente e superarle. Ma quando anche quell’albero viene fatto crollare sotto il peso di un’altra dimora l’uomo crolla nella più tetra disperazione. Sono nuove vite quelle che si erigono fiere sopra un residuo di vita passate, ignorando ciò che già c’era, dimenticando i segni delle precedenti generazioni. Sarà solo la speranza di creare un piccolo giardino al Campo Santo che porterà l’anziano a vivere quegli ultimi giorni come una promessa di eternità, la consapevolezza forse che lasciare un segno su questa terra possa essere l’unico vero modo di diventare immortali.
Questa stessa speranza è quella che spero di aver lasciato, negli ultimi momenti, a mia nonna. Questa è la mia visione di immortalità.

Indicazioni utili: Il protagonista de "Il giardinetto lassù" viene ripreso con una delicatezza e malinconia anche ne "Alberi cittatini", uno scorcio di vita all'interno dei centri abitati. Leggetele entrambe, in quest'ordine.
Dalle finestre delle case i bambini assistevano sorridendo, stordii, a quel passerajo fitto, continuo, assordante. Talvolta un vecchietto si affacciava alla finestra e batteva due volte le mani: allora, d'un tratto, come per incanto, tutto l'albero taceva, esanime. 
Espressioni gergali:
... Le donne provavano ora per lui un curioso sentimento, che un po' le irritava sotto sotto, e un po' le faceva sorridere di nascosto [...]. Nessuna punta di spregio in quel sentimento, chè anzi erano disposte a riconoscergli una certa furberia per aver dimostrato di comprendere ciò che di solito la cara minchionaggine degli uomini non comprende: che, cioè, quello che esse danno, e che per gli uomini è tanto (tanto che perfino ci fanno le pazzie), per loro è meno che niente, anzi il loro stesso piacere. 

sabato 20 febbraio 2016

Almost Blue - Carlo Lucarelli

TITOLO: Almost Blue
AUTORE: Carlo Lucarelli

TRAMA
Nessuno vuole ammetterlo ma a Bologna c’è un assassino seriale: è l’Iguana, che assume di volta in volta l’identità delle sue vittime, per sfuggire alle “campane dell’Inferno” che gli risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia cercare di prenderlo, e più delle sofisticate tecnologie che usa, le servirà l’intuito e la capacità di ascolto di Simone, cieco dalla nascita. Mentre cacciatore e preda si scambiano continuamente i ruoli, vediamo la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante e doloroso dell’Iguana, o la percepiamo come un concerto di suoni e voci, un complicato e fantastico arabesco mentale, quando la soggettiva è di Simone. E la città che così prende forma sotto i nostri occhi, fitto reticolo di trame e ossessioni, è insieme la sorprendente megalopoli italiana che si stende su tutta l’Emilia, e anche il teatro magico dove tutte le storie possono accadere.
Un thriller nervoso e impeccabile, una storia d’amore e di solitudine, una scrittura che sa dosare tensione emotiva e colpi di scena: il romanzo più maturo di un maestro del nuovo noir italiano, che Alessandro Baricco ha indicato come uno dei più promettenti scrittori della sua generazione.

NELLA CITTÀ CHE NON È COME LE ALTRE CITTÀ

Questa città, le aveva detto Matera, non è come le altre città. Perché non è soltanto grande, è anche complicata. E contraddittoria. Se la guardi così, camminandoci dentro, Bologna sembra tutta portici e piazze ma se ci vai sopra con un elicottero è verde come una foresta per i cortili interni delle case che da fuori non si vedono. E se ci vai sotto con una barca è piena d’acqua e di canali che sembra Venezia. Freddo polare d’inverno e caldo tropicale d’estate. […] Tortellini e satanisti. Questa città non è quello che sembra, ispettore, questa città ha sempre una metà nascosta.
Bologna ha una vita nascosta anche, una comunità che costituisce una città a parte, una realtà parallela: la città degli studenti. Fuorisede soprattutto, come me. Studenti che entrano ed escono da case sovraffollate a qualunque ora del giorno e della notte, che si ritrovano, che ridono, che studiano e che non destano sospetti qualunque cosa facciano, perché a Bologna un po’ tutto è concesso. In questa città parallela, la città Universitaria, si aggira l’Iguana.
Avrei voluto leggere “Almost Blue” tutto d’un fiato, in una giornata, massimo due, perché  è un libro breve, scorrevole, un giallo che va vissuto al ritmo della scoperta. Poi però, come spesso capita, la vita ha piani diversi per i nostri progetti, così ho concluso la lettura dopo una settimana ed è giunta l’ora di alcune rapide riflessioni.
La storia di per sé non è nulla di sorprendente, un assassino, un’agente di polizia, un testimone e una un po’ impacciata caccia all’uomo, ma ci sono delle chicche molto piacevoli. Tanto per dirne una, Lucarelli ha pensato bene di narrare la storia tramite cambi di prospettiva: abbiamo quella di Grazia, la poliziotta che lavora al caso (originaria della provincia di Lecce e trasferitasi a Bologna: sì, questa assonanza autobiografica mi è piaciuta!); poi quella di Simone, il ragazzo cieco che è stato a suo modo testimone di uno degli omicidi del serial killer; e infine la prospettiva dell’Iguana, l’assassino.
L’Iguana soffre di un evidente disturbo mentale, e non si limita ad uccidere le proprie vittime, se ne impossessa, cambiando pelle e forma, cercando di diventare come loro pur di non essere se stesso.
Simone d’altra parte non può vedere il mondo, ma questo non gli impedisce certo di percepirlo. La sua descrizione della realtà è ciò che più ho apprezzato in questo libro. Simone sente il mondo tramite odori e colori, colori che non sono immagini come le nostre, ma che sono suoni. Il verde ad esempio è qualcosa che ha delle r, qualcosa di freddo, spiacevole. Il blu invece è caldo, avvolgente. Grazia è blu, quando la sente per caso tramite lo scanner con cui ispeziona la città di Bologna, uscendo tra la gente pur rimanendo confinato nella sua mansarda.
A parte l’Iguana non credo che i personaggi siano molto ben costruiti e alcuni passaggi sono un po’ lasciati al caso, quasi vi sia poca concretezza. Anche nella trama si accenna ad una storia d’amore, non faccio spoiler anche se è facilmente intuibile, però vi posso assicurare che questo fantomatico amore è del tutto casuale e improvvisato. Se non ai fini di arricchire la trama non ha nessun senso a livello dei personaggi (o forse solo unidirezionalmente). Dell’Iguana invece veniamo a conoscere il passato e le possibili origini del suo delirio, finiamo con il comprendere le sue ragioni e la sua necessità di sfuggire alle campane dell’Inferno che gli martellano in testa.
Nel complesso credo valga la pena leggerlo solo per le descrizioni di Simone, ovvero di come si può conoscere la realtà attraverso una sensibilità ben diversa da ciò che solitamente usiamo per muoverci nel mondo.
Infine vi lascio il link ad Almost Blue, il brano di Chet Baker, così Blu, così caldo, sul quale si muove questo romanzo e sulle cui note ho scritto queste parole.



P.S. Ogni tanto queste postille finali sono necessarie per le annotazioni extra. Se avete una copia Einaudi andate a pagina 57, se non avete questa edizione cercate la descrizione (iniziale) di una foto che Grazia vede tornata a casa. Ho riletto questo brano varie volte, e confermo: mi sembra sempre molto brutto! Non per la foto, ma proprio per lo stile adottato. Unico neo nella narrazione per fortuna.

P.P.S Le foto sono realizzate davvero a Bologna, all'ombra dei portici sotto i quali passo tutti i giorni. La chicca aggiuntiva è stata trovare tre agenti di polizia, di cui una donna, proprio mentre scattavo la foto!

lunedì 15 febbraio 2016

Iniziare con... Hermann Hesse

INIZIARE CON …
HERMANN HESSE


Oggi parliamo di una questione che mi anima particolarmente: il caso di Siddharta ed Hermann Hesse. I lettori che si sono cimentati con questo autore per la maggior parte hanno letto il classico tanto pubblicizzato ed esaltato “Siddharta”. Un bel libro, sicuramente, ma a mio personale avviso non il migliore di Hesse. Magari un’altra volta vi spiegherò il perché di questa opinione e cosa invece adoro di questo autore, ma per ora vi dico che NON consiglio Siddharta per iniziare con Hesse, ma altri tre romanzi così meravigliosi da far venire le lacrime.


1. Narciso e Boccadoro – lo spirito di Hesse

L’amicizia è il collante tra due figure apparentemente differenti: Narciso, pacato e riflessivo, impegnato nella sua brillante carriera religiosa, che vive una vita monastica al riparo dal mondo reale; e Boccadoro, un artista geniale, che viaggia per il mondo, ammaliato dalla bellezza, alla ricerca del volto della Donna per eccellenza, rapito perdutamente dalla vita, nella sua caducità e nel suo incanto.
Un incontro tra spirito e corpo, tra le incarnazioni di Dioniso e Apollo, tra due realtà che possono sembrare opposte ma che si fondono nella ricerca di un senso più vivo e profondo della propria esistenza.
"Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento." 

2.  Il lupo della steppa – solo per pazzi

Ho amato Narciso e Boccadoro, ma Il lupo della steppa rimarrà per me un capolavoro indiscusso, un libro che apre le porte dell’animo più tormentato e permette di precipitare in un’esistenza di realtà, di vita, di deliri e amori. Come altri romanzi di Hesse ha la brillantezza dell’oro e la consistenza del suo bagliore. Viene voglia di allungare la mano per poter toccare un simile splendore, ma quando ci si avvicina troppo si cade come nella tana del Bianconiglio e si finisce nel labirinto confusionario della nostra anima.
Il protagonista è uno spirito sensibile, alla ricerca del sublime, che fa fatica a vivere nel mondo reale, tra la gente, fa fatica perfino a prendersi cura di sé come essere umano in carne ed ossa, finché l’incontro con Erminia non lo travolge con forza e viene sospinto del Teatro solo per pazzi che rappresenta il vero nodo cruciale della trama. Sulle vicende aleggia un libretto, divorato con foga e trovato per caso, “Il lupo della steppa”.
“Per poter arrivare a questo scopo o poter addirittura tentare il balzo nell’universo, questo lupo della steppa dovrebbe trovarsi una volta di fronte a se stesso, dovrebbe vedere il caos nella propria anima e arrivare finalmente ad una perfetta coscienza di sé. Gli si rivelerebbero allora la sua esistenza problematica in tutta la sua immutabilità e non gli sarebbe più possibile rifugiarsi continuamente dall’inferno degli istinti nelle consolazioni sentimentali e filosofiche e da queste ancora nella cieca ebbrezza della natura lupina. Uomo e lupo sarebbero costretti a riconoscersi a vicenda senza false maschere sentimentali, a guardarsi apertamente negli occhi. Allora o esploderebbero o si staccherebbero per sempre, sicché non ci sarebbe più il lupo della steppa, o concluderebbero alla luce dell’umorismo nascente un connubio di convivenza.”

3. Storie di vagabondaggio – per i viaggiatori

Vagabondo è Hermann Hesse, è Siddharta, è Boccadoro e il lupo della steppa. È una figura ricorrente, uno stile di vita. 
Sono amanti della natura, del paesaggio, di ogni albero, sentiero e nuvola incontrati lungo il cammino, ma soprattutto sono amanti del viaggio in sé, simbolo di ricerca e desiderio di conoscenza.
“Storie di vagabondaggio” è una raccolta di racconti:
·       Voglia di viaggiare
·         Vagabondaggio
·         Pellegrinaggio d’autunno
·         Knulp
che ho letto di volata durante un viaggio in treno, perfetto per l’occasione, ma sarebbe stato ancora meglio leggerlo durante un viaggio on the road o durante le soste di un’avventura in tenda. Ma a prescindere da dove lo si legga, è un libro che ti porta a viaggiare, a sentire i profumi del vento e della terra, a cogliere la bellezza della scoperta degli incontri, fugaci ed eterni. Una raccolta non solo di racconti di viaggi, ma di ricordi.

Due persone possono andare d'accordissimo, parlare di tutto ed essere vicine. Ma le loro anime sono come fiori, ciascuno ha la sua radice in un determinato posto e nessuno può avvicinarsi troppo all'altro senza abbandonare la sua radice, cosa peraltro impossibile. I fiori effondano il loro profumo e spargono il loro seme perché vorrebbero avvicinarsi, ma il fiore non può fare niente perché il seme giunga nel posto giusto; tocca al vento che va e viene come vuole. (da Knulp, storie di un vagabondo).
Avete trovato il libro che fa per voi? Fatemi sapere!

domenica 7 febbraio 2016

La fotografa


Avrete notato (suppongo, credo, spero...) che le foto presenti su La Spaccialibri sono homemade, ma la vera domanda è; REALIZZATE DA CHI?
Dato che oggi è il suo compleanno, colgo l'occasione per ringraziarla e presentarvela, con questo post dedicato a lei del tutto a sorpresa (la scelta della foto iniziale - una di quelle stupide che ci si manda tra sorelle - fa capire quando lei sia del tutto all'oscuro della faccenda).
Si tratta, niente popò di meno che della mia sorellina (maggiore, ma è sempre sorellina!). Nonostante la distanza dei chilometri che ci separano, siamo sempre affiatate e questo progetto bloggheriano è un'occasione per divertirci assieme. Dalle Barbie ai blog librosi!

Cristina è un po' matta, estremamente dolce, sollecita e prodiga nell'aiutare gli altri, e se quell'altro è sua sorella poi non c'è spazio per i tentennamenti. Amante della fotografia, appassionata di libri, viaggiatrice musicale.

Ecco a voi il suo Profilo.

IDENTIKIT DELLA FOTOGRAFA
Nome: Cristina, Cri, Fanfullicchia, Crichi.
Età: 31, oggi!
Segni distintivi: occhi enormi, labbra carnose, il sorriso più ampio e brillante che si sia mai visto.
Genere letterario: romanzi che diano la speranza nella possibilità di trovare l'anima gemella (sì, siamo molto diverse, e non solo in fatto di libri).
Autore preferito: Nicholas Sparks.
Professione informale: "regalatrice" di libri compulsiva per la sottoscritta (quanto la adoro! *___*)
Genere musicale: bella musica, non è schizzinosa, ascolta qualunque cosa la faccia emozionare.
Fotografia: incuriosita da sempre da questo mondo, ha sempre provato a cimentarsi, poi l'anno scorso ha fatto un salto di qualità seguendo un corso di fotografia e ora eccola qui, che offre a voi e a me immagini librose per arricchire l'atmosfera.

Potete seguirla su Instagram, dove pubblica aggiornamenti e foto della Spaccialibri, oltre che foto per varie Challenge librose. La trovate sotto l'account di C_r.i_s.t_i.n_a (Cristina Scarano).

Detto ciò, BUON COMPLEANNO CRI! E grazie per tutto quello che fai per me. Un abbraccio, un bacio, un altro abbraccio, uno strapazzamento di coccole.

N.B. Perdonami Crichi per la prima foto, ma mi fa troppo ridere e rende bene la tua follia! XD